A Faro per la formazione degli "ambasciatori" della Dieta Mediterranea
Dal 27 al 29 novembre a Faro, all’università dell’Algarve, si è svolto il corso internazionale sulla dieta mediterranea all’interno del progetto INTERREG “MD.net”.
Il corso rappresenta la prima tappa di un percorso formativo sulla dieta mediterranea che proseguirà nelle Regioni partner di progetto e che ha come obiettivo la formazione di professionalità che avranno la missione di diffondere i principi della dieta mediterranea tra i soggetti di volta in volta individuati come target: professionisti, imprese, cittadini, scuole, pubblica amministrazione. La formazione nei Paesi partner si potrà declinare in corsi, seminari, workshop, visite guidate, tavole rotonde.
Primo panel - Viaggio attraverso paesaggi mediterranei naturali e culturali
Dopo i saluti e il benvenuto dell’Università dell’Algarve, delle autorità locali e della coordinatrice del progetto, il primo panel si è aperto con l’intervento del professor Joào Guerreiro che ha sottolineato l’unicità delle caratteristiche delle aree del Mediterraneo e la necessità di preservare paesaggi, persone, usi, cibi, tecniche produttive che le distinguono dal resto del mondo. Guerriero ha sottolineato come la ricchezza del nostro patrimonio gastronomico emerga in particolare nei mercati, che da secoli sono luogo di relazione e socialità, oltre che di commercio. I viaggi e le migrazioni hanno determinato nel tempo contaminazioni tanto che, citando lo storico francese Fernand Braudel, “viaggiare nel Mediterraneo corrisponde a trovare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, città greche in Sicilia, la presenza araba nella penisola iberica o l’islam turco in Jugoslavia”. Allo stesso tempo le regioni del Mediterraneo sono tra le più fragili dal punto di vista del cambiamento climatico: la temperatura si sta innalzando del 20% più velocemente rispetto alla media, c’è una riduzione delle risorse idriche, il livello del mare si è innalzato ed è aumentato lo sfruttamento delle risorse ittiche, come attestato dal First Scientific Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change.
L’architetto Valeria Pezza ha sottolineato la necessità di uno studio cartografico dettagliato per conoscere e rappresentare le terre della dieta mediterranea e ha lanciato la proposta di un Atlante e di un Abaco delle tecniche produttive sostenibili.
Il professor Joào Pedro Bernardes ha parlato di “diversità nell’unità”, di area del Mediterraneo come spazio in movimento, intersezione tra popoli che provengono da sud, est, nord, ovest; melting pot, del Mar Mediterraneo come spazio che unisce e separa continenti, composto da diversi mari (Mar Nero, Adriatico, Tirreno, Egeo) e da sempre via di comunicazione che mette in contatto popoli e culture. Qui sono nate le principali religioni monoteiste. Vi sono caratteristiche comuni a tutti i Paesi del Mediterraneo come la presenza di fiere e mercati alimentari, le saline, la frugalità e la durezza del lavoro agricolo, le feste religiose e popolari, una forte articolazione e interconnessione tra la vita sulla costa e quella delle aree interne.
Sono state presentate alcune esperienze , come quella di Geotalks and Walks che promuove il geoturismo in Algarve attraverso passeggiate e chiacchierate intorno alle risorse geologiche del territorio, con diversi percorsi tematici, nell’obiettivo di spostare il turismo verso le aree interne e destagionalizzare; quella della cooperativa QRER, che promuove lo sviluppo dei paesi a bassa densità abitativa, organizza il Festival del cibo dimenticato (comida esquecida), il Querenca’s market, l’Algarve Walking Season, il Walking festival, fornisce supporto alle imprese culturali e creative; quella di Proactive tour, un tour operator specializzato nel turismo sostenibile e responsabile che coinvolge la comunità e sostiene l’artigianato locale, evidenziando come negli ultimi anni si sia assistito ad un trend in continua crescita del turismo del cibo, dell’eco-turismo, del turismo esperienziale e della richiesta di strutture eco-sostenibili.
Secondo panel - Dieta mediterranea: cibo e patrimonio gastronomico
Maria Palma Mateus ha evidenziato come le produzioni tradizionali del bacino del Mediterraneo – olio, cereali, vino – siano tra quelle più indicate per la prevenzione di molte malattie, tanto da spingere la PA ad orientare fortemente verso questo modello alimentare.
Rossella Galletti dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ha illustrato una ricerca etnografica destinata ad alimentare le cosiddette “living libraries” culminata nel video “Hope you live 100 years” realizzato con interviste agli abitanti del Cilento, che indaga le motivazioni della longevità della popolazione di questa area.
Il professore di ingegneria meccanica Celestino Ruivo ha poi illustrato le potenzialità della “cucina solare”, che consente di produrre buon cibo con il solo uso dell’energia solare, captata da idonee attrezzature, come lo shaffer dish, il funnel cooker o il pucca cooker, diffuse anche nei Pesi orientali; ha poi effettuato una dimostrazione di cucina con il solar cooking kit (da lui ribattezzato “cookit”).
Caterina Vasconcelos e Ana Poeta dell’associazione In loco hanno illustrato il progetto “O prato certo” (Il piatto giusto) www.pratocerto.it e altri progetti con i produttori locali, oltre al MED fest e alla Med Diet Route, l’Osservatorio sulla sicurezza alimentare e un progetto di educazione alimentare che pone al centro i produttori.
Rui Matias Lima del Ministero dell’Educazione ha concluso la sessione trattando il tema dieta mediterranea e ristorazione scolastica richiamando la National Strategy for citizenship education.
La giornata si è conclusa con la Cataplana experience per tutti i corsisti.
Terzo panel - Patrimonio culturale e turismo. Promuovere lo sviluppo regionale attraverso la dieta mediterranea
Alexandra Goncalves ha illustrato i nuovi trend del turismo, che si sta orientando sempre più verso l’offerta di emozioni, sensazioni, esperienze, piuttosto che sulla proposta di prodotti. Il turista ricerca qualcosa di sofisticato, un’esperienza da ricordare, dei memorabilia, che facciano appello ai 5 sensi. Si va verso un new romanticism, una ricerca di sincerità, autenticità. Per questo in Algarve si propongono attività come il Cooking in the landscape o la Cataplana experience (workshop culinario). È stata creata la piattaforma Algarve immaterial, che raccoglie materiale della cultura intangibile della regione, si è costituito il network di turismo creativo http://youtu.be/VVGvJmgnkqE
e il sito creatour.pt
Emma Pla Rusca ha parlato del Global Report on Food Turism (UNWTO, 2012) e delle Linee Guida per lo sviluppo del turismo gastronomico prodotte dalla stessa Organizzazione Mondiale del Turismo. Ha poi riportato l’esempio del Perù con la presentazione di un interessante video promozionale che testimonia il successo di un Food Tourism basato sui prodotti usati dalle comunità locali.
In questo ultimo panel sono state illustrate diverse best practices. In particolare, Antonio Guerriero ha richiamato: Meeting the chef, Wine tours, Food tours, Farm and Producer Tours, Bespoke and Multidays Tours. In questi percorsi si accompagnano piccoli gruppi (massimo 12 persone), si spiega il prodotto, come si ottiene, si scambiano storie e si fa conversazione sul cibo. Jorge Queiroz ha portato all’attenzione dei presenti l’evento Tavira Med Diet Fair, la cui prima edizione si è tenuta nel settembre 2013, prima dell’approvazione della candidatura della dieta mediterranea quale patrimonio immateriale UNESCO. La manifestazione è sostenuta dal Comune di Tavira, dal Ministero dell’Agricoltura e dal Ministero al Turismo. Si tratta di un momento creato per condividere con i cittadini le buone prassi messe in atto per valorizzare l’agricoltura sostenibile.
Il corso si è concluso con la relazione di Felipe Barata che ha sottolineato come il Mediterraneo sia da sempre luogo di migrazioni, contaminazioni, alternanze di guerra e pace, confini, coesistenza di diverse religioni. Col tempo le persone hanno imparato a vivere insieme, con un’incredibile capacità di assorbire le differenze. Ha inoltre richiamato l’importanza di tenere insieme cultura e salute. La ricerca dovrebbe lavorare sui prodotti, su nuovi prodotti, sulle pratiche sociali di rilevanza per la salute, sul know-how collegato alla dieta mediterranea, sulle pratiche economiche inclusa la gastronomia. Vanno promosse l’informazione e la disseminazione attraverso centri di interpretazione, ecomusei. Si può pensare ci creare un osservatorio per promuovere la dieta mediterranea e un’enciclopedia della dieta mediterranea.